
Carlo Emilio Gadda
Editore Garzanti Libri
Anno 2007 - Euro 18,00
Pag. XVII + 275
Collana - Nuova Biblioteca Garzanti
Lo scrittore Gadda (1893-1973) usa una caratteristica forma linguistica basata sul rifiuto della monotonia e della semplicità formale, arricchendo il proprio stile con gli elementi più diversi: dialettismi, parole auliche e colte, termini tecnico-scientifici. Sono elementi che si mescolano ("mistilinguismo"), dando luogo ad un amalgama sorprendente e composito, vivacissimo, talvolta di difficile lettura senza l'ausilio continuo del dizionario (spesso insufficiente anche quello). Gadda è dunque scrittore letteratissimo, pur provenendo da una formazione tecnica (esercitò per alcuni anni la professione di ingegnere).
Al vasto pubblico è noto soprattutto per il romanzo "Quer pasticciaccio brutto de via Merulana", uscito nel 1957. La fortuna del libro è legata a vari fattori: prima di tutto l'ambiente descritto, quello romano-popolare, già familiare nel dopoguerra per i film del filone neorealistico (si può vedere che anche il titolo del romanzo è in romanesco); poi la struttura dell'opera, che assomiglia a quella di un "giallo", con il delitto e le relative indagini della polizia per scoprire i colpevoli.
L'ambiente descritto, riprodotto mediante l'inserimento del dialetto, è quello romano: ma è bene sapere che Gadda è milanese, e che quindi il suo dialetto romanesco è inventato per scopi letterari, non è "naturale".
La Roma descritta da Gadda è quella dei primi anni del fascismo, popolata di una serie di figure ai margini della legge: esseri viziosi, ladri, prostitute, protettori. Sono gli individui che a mano a mano emergono, durante le indagini svolte dal commissario Ingravallo (abruzzese, e caratterizzato da inserti del suo dialetto) in seguito all'omicidio per rapina avvenuto in uno stabile di via Merulana (una via di Roma) abitato da Liliana Balducci, brutalmente assassinata e derubata dei suoi gioielli.
Seguendo, lo schema esterno del romanzo giallo, Gadda percorre la serie dei suoi personaggi, calandosi dagli ambienti borghesi di via Merulana a quelli popolari brulicanti di vita dei quartieri umili e delle borgate, mentre si stringe il cerchio attorno ai colpevoli, tra una delazione e un arresto. Ma la forma del "giallo" non è che un pretesto esterno. Prima di tutto il libro non è concluso, e la storia si interrompe bruscamente, cosa che nei libri gialli non accade mai. Gadda, quindi, non scrive un vero romanzo poliziesco, anzi fa un poco la parodia di quel genere. In secondo luogo, a differenza di un vero giallo, il romanzo di Gadda non si dipana la sua trama al fine di portarci verso un'ordinata conclusione e alla scoperta dei colpevoli. Piuttosto, nella continua successione di tipi, di ambienti e di personaggi, lo scrittore si diverte a divagare, a costruire dialoghi e monologhi in cui scatenare la sua pirotecnica inventività linguistica, tanto da distrarci, quasi, dalla trama, che diventa un fatto accidentale. Resta, nel fondo, una violenta carica morale, che non si esercita solo (come sarcasmo o pietà) nei confronti dei singoli piccoli individui incontrati nel libro, ma contro un'epoca ed un costume (dell'Italia anni '20), e contro un regime (quello fascista) ridicolizzato continuamente nella figura carismatica e goffa del suo duce Mussolini.

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