Henri Rousseau (1844-1910)
Pittore francese
Museum of Art - New York
Tela cm. 129,5 x 200,5
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Il dipinto ci appare come una grande e affascinante rappresentazione di un sogno.
Abbiamo davanti a noi la visione notturna di personaggi insoliti, un leone e una zingara, che sarei tentato di interpretare simbolicamente.
Ma mi attengo alla testimonianza del pittore stesso che descrisse il quadro in una lettera inviata al sindaco di Laval, la sua città natale.
Le sue parole rivelano un'ingenuità quasi commovente, privo di ogni intento intellettuale o filosofico.
Per Rousseau la propria opera non è nient'altro che la raffigurazione di una zingara, che sfinita dal suo lungo girovagare giace profondamente addormentata, mentre le si avvicina un leone che l'annusa.
Dunque, se vogliamo seguire le intenzioni del pittore, dobbiamo accettare che la raffigurazione altro non rappresenta che se stessa.
I personaggi e gli oggetti sintetizzano in immagini le idee e i luoghi comuni che circolavano a quei tempi intorno alla condizione degli zingari: la giara allude al vagare tipico degli zingari, il leone non sbrana la donna perché questa gente si attribuiva capacità magiche.
Tuttavia, al di là dell'interpretazione del pittore, possiamo apprezzare le indubbie qualità estetiche del quadro: l'equilibrio tonale tra i colori un po' sabbiosi, le stesure ampie e piane che probabilmente l'artista imitò dai quadri accademici e, soprattutto, l'atmosfera suggestiva, quasi magica, creata dal chiaro di luna.
Nonostante la firma 'Henri Rousseau' e la data 1897 segnata in basso a destra, per molto tempo si è dubitato che si trattasse di un'opera autografa.
Henri Rousseau espose la grande tela al Salon des Indépendents del 1897 (2 aprile - 31 maggio) insieme ad altre sue otto opere.
Dopo questa mostra il dipinto scomparve e fu identificato nel 1935 dal critico d'arte Louis Vauxcelles, grazie ad una lettera datata 1898, indirizzata al sindaco Laval con la quale il pittore cercava di convincerlo ad acquistare il quadro.
Vauxcelles vendette il quadro a Kahnweiler, il quale dopo il restauro lo cedette a H.P. Roché che, fattolo stimare da Picasso e Doucet, nel 1923 lo acquistò per il collezionista americano John Quinn.
Il Museum of Art di New York lo comperò nel 1926 per 520.000 franchi.
IL GIUDIZIO DEI SURREALISTI
Il gruppo dei surrealisti che faceva capo a André Breton apprezzava moltissimo la pittura di Rousseau il Doganiere.
Tristan Tzara, fondatore del movimento d'avanguardia DADA poi in parte confluito in quello surrealista, nel 1962 pubblicò un saggio sulla rivista ART DE FRANCE, in cui spiegava le ragioni del suo giudizio positivo.
Prima di tutto Tzara riconosceva a Rousseau il merito di aver impostato i suoi quadri secondo una nuova prospettica, certo diversa da quella rinascimentale, ma non meno rivoluzionaria.
Inoltre il critico sottolineava la novità dell'aspetto statico delle immagini di Rousseau: la rigidità formale derivava dal considerare l'azione come susseguirsi meccanico di porzioni di tempo in cui l'artista poteva inserirsi per cogliere una visione istantanea e fissa della vita che si svolgeva.
Infine Tzara diceva di stimare l'opera di Rousseau in ragione dell'amore di questo artista per l'uomo e la natura.
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