I CARRACCI - A Bologna, negli ultimi decenni del Cinquecento, una famiglia di pittori istituisce l'Accademia dei “Desiderosi” o degli “Incamminati”.
I corsi di lettere, di storia, di teoria e di tecnica della pittura, di filosofia e di medicina sono diretti da LUDOVICO CARRACCI (1555-1619), ed i suoi cugini AGOSTINO (1557-1602) ed ANNIBALE (1560-1609) si accingono con lui all'ardua impresa: l'uno insegna la prospettiva, il chiaroscuro e l'anatomia sui modelli vivi e sui calchi (lo aiuta nella parte scientifica il medico Lanzoni), tracciando il programma generale degli studi in un sonetto che compendia le norme eclettiche…, e l'altro è il maestro che assiste i giovani nel lavoro, li corregge e li esercita nelle composizioni.
I propositi sono generosi…, il “disegno debole…, il “colorito fiacco e dilavato”… e gli sforzi del franteso michelangiolismo allontanano dalla disciplina dei grandi, e perciò occorre rifarsi dal principio: comprendere ed imitare. Le regole, come usa spesso, prevedono e non prevedono, ed Annibale pecca di esclusività: fuorchè il Correggio e Tiziano, tutti gli altri sono esclusi dal suo ideale estetico, il San Girolamo dell’Allegri, il primo – già apparsogli un miracolo – diviene una “cosa di legno… dura e tagliente”. La Riforma vince nella lotta contro i decomposti manierismi…, rimette in onore i classici, consulta il vero, e si propaga nel Seicento, ma non si sottrae alle propensioni barocche…, la grammatica carraccesca non ha salda coerenza di precetti: non sa tagliare la corrente con la fantasia creatrice, e vive di riflessi finché non allenta il rigore di Ludovico con il piú libero fasto decorativo.
Lodovico fu discepolo a Bologna di Prospero Fontana, e sembra che, a Venezia, il Tintoretto lo dissuadesse dal dipingere…, approfonditosi nello studio del Correggio, e non perdendo d'occhio né Tiziano né il Primaticcio, lavorò a fresco e ad olio. La “Madonna delle Convertite” (Bologna, Pinacoteca, 1588), sente l'efficacia del Correggio, ma non garba nell'enfatica mossa del San Domenico, nella durezza del San Francesco e in altri difetti di sintesi compositiva, che si scusano con gli angeli che suonano nel mezzo e con l'equilibrato movimento della Maddalena.
La “Madonna degli Scalzi”, della medesima raccolta, si appoggia alla falce della luna ed appare in una nebbia luminosa, che ne accentua la morbidezza…, il Bimbo, con uno scorcio originale, tende la mano allo smunto San Francesco, e, a sinistra, il risoluto San Girolamo è il germe di quelli enormi predicatori che, danzando nell'aria come il Cristo della “Trasfigurazione” o contorcendosi con enfasi tragica, urtano il nostro gusto in alcune tele dell’età provetta.
Ludovico Carracci nacque a Bologna nel 1555, figlio di un macellaio.
Apprendista presso la bottega di Prospero Fontana, per aggiornarsi sulle novità pittoriche, l'artista preferì trasferirsi dapprima a Firenze, dove frequentò la bottega di Domenico Passignano, e poi a Parma, Mantova e Venezia.
Rientrato a Bologna nel 1578, già intorno al 1582, insieme ai cugini Agostino e Annibale, fondò l'Accademia dei “Desiderosi”, poi chiamata degli “Incamminati”, che inizialmente trovò ospitalità proprio nella sua casa.
Qui si riunivano intellettuali e artisti a discutere d'arte e di letteratura.
Sempre insieme ai cugini, nel 1583, partecipò alla decorazione di una stanza di Palazzo Fava, con gli affreschi che raffigurano alcuni episodi della vita di Giasone.
Ludovico Carracci fu un fedele sostenitore delle idee del cardinale Paleotti, vescovo di Bologna nonché uno dei maggiori protagonisti della Controriforma, che puntò al rinnovamento spirituale attraverso il corretto utilizzo delle immagini sacre.
Nel 1594 Agostino e Annibale partirono per Roma, chiamati dal cardinale Odoardo Farnese…, Ludovico si dedicò all'Accademia, riunendovi i più promettenti giovani artisti presenti in città.
Alcuni di questi, nel 1605-1606 collaborarono con lui negli affreschi del Chiostro di San Michele in Bosco, oggi quasi tutti perduti, ma testimoniati da una serie di incisioni.
Nel 1602 Ludovico Carracci si recò a Roma, ospite dei cugini.
Il breve soggiorno gli diede l'opportunità di comprendere meglio, e quindi di apprezzare, la pittura classica.
L'artista morì nella sua città nel 1619.I corsi di lettere, di storia, di teoria e di tecnica della pittura, di filosofia e di medicina sono diretti da LUDOVICO CARRACCI (1555-1619), ed i suoi cugini AGOSTINO (1557-1602) ed ANNIBALE (1560-1609) si accingono con lui all'ardua impresa: l'uno insegna la prospettiva, il chiaroscuro e l'anatomia sui modelli vivi e sui calchi (lo aiuta nella parte scientifica il medico Lanzoni), tracciando il programma generale degli studi in un sonetto che compendia le norme eclettiche…, e l'altro è il maestro che assiste i giovani nel lavoro, li corregge e li esercita nelle composizioni.
Madonna con Bambino e santi
(Madonna dei Bargellini) 1588
Bologna - Pinacoteca Nazionale
Olio su tela cm. 282 x 188
(Madonna dei Bargellini) 1588
Bologna - Pinacoteca Nazionale
Olio su tela cm. 282 x 188
I propositi sono generosi…, il “disegno debole…, il “colorito fiacco e dilavato”… e gli sforzi del franteso michelangiolismo allontanano dalla disciplina dei grandi, e perciò occorre rifarsi dal principio: comprendere ed imitare. Le regole, come usa spesso, prevedono e non prevedono, ed Annibale pecca di esclusività: fuorchè il Correggio e Tiziano, tutti gli altri sono esclusi dal suo ideale estetico, il San Girolamo dell’Allegri, il primo – già apparsogli un miracolo – diviene una “cosa di legno… dura e tagliente”. La Riforma vince nella lotta contro i decomposti manierismi…, rimette in onore i classici, consulta il vero, e si propaga nel Seicento, ma non si sottrae alle propensioni barocche…, la grammatica carraccesca non ha salda coerenza di precetti: non sa tagliare la corrente con la fantasia creatrice, e vive di riflessi finché non allenta il rigore di Ludovico con il piú libero fasto decorativo.
Lodovico fu discepolo a Bologna di Prospero Fontana, e sembra che, a Venezia, il Tintoretto lo dissuadesse dal dipingere…, approfonditosi nello studio del Correggio, e non perdendo d'occhio né Tiziano né il Primaticcio, lavorò a fresco e ad olio. La “Madonna delle Convertite” (Bologna, Pinacoteca, 1588), sente l'efficacia del Correggio, ma non garba nell'enfatica mossa del San Domenico, nella durezza del San Francesco e in altri difetti di sintesi compositiva, che si scusano con gli angeli che suonano nel mezzo e con l'equilibrato movimento della Maddalena.
La “Madonna degli Scalzi”, della medesima raccolta, si appoggia alla falce della luna ed appare in una nebbia luminosa, che ne accentua la morbidezza…, il Bimbo, con uno scorcio originale, tende la mano allo smunto San Francesco, e, a sinistra, il risoluto San Girolamo è il germe di quelli enormi predicatori che, danzando nell'aria come il Cristo della “Trasfigurazione” o contorcendosi con enfasi tragica, urtano il nostro gusto in alcune tele dell’età provetta.
Ludovico Carracci nacque a Bologna nel 1555, figlio di un macellaio.
Apprendista presso la bottega di Prospero Fontana, per aggiornarsi sulle novità pittoriche, l'artista preferì trasferirsi dapprima a Firenze, dove frequentò la bottega di Domenico Passignano, e poi a Parma, Mantova e Venezia.
Rientrato a Bologna nel 1578, già intorno al 1582, insieme ai cugini Agostino e Annibale, fondò l'Accademia dei “Desiderosi”, poi chiamata degli “Incamminati”, che inizialmente trovò ospitalità proprio nella sua casa.
Qui si riunivano intellettuali e artisti a discutere d'arte e di letteratura.
Sempre insieme ai cugini, nel 1583, partecipò alla decorazione di una stanza di Palazzo Fava, con gli affreschi che raffigurano alcuni episodi della vita di Giasone.
Ludovico Carracci fu un fedele sostenitore delle idee del cardinale Paleotti, vescovo di Bologna nonché uno dei maggiori protagonisti della Controriforma, che puntò al rinnovamento spirituale attraverso il corretto utilizzo delle immagini sacre.
Nel 1594 Agostino e Annibale partirono per Roma, chiamati dal cardinale Odoardo Farnese…, Ludovico si dedicò all'Accademia, riunendovi i più promettenti giovani artisti presenti in città.
Alcuni di questi, nel 1605-1606 collaborarono con lui negli affreschi del Chiostro di San Michele in Bosco, oggi quasi tutti perduti, ma testimoniati da una serie di incisioni.
Nel 1602 Ludovico Carracci si recò a Roma, ospite dei cugini.
Il breve soggiorno gli diede l'opportunità di comprendere meglio, e quindi di apprezzare, la pittura classica.
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