IVAN TURGENEV
UN NIDO DI NOBILI
"Un nido di uomini" è un romanzo a sfondo autobiografico: il personaggio principale, Lavretzky, adombra sotto molti aspetti lo stesso Turgenev, con cui ha in comune la nascita nobiliare, la formazione cosmopolita attraverso lunghi viaggi all'estero, il pessimismo da gran signore, l'indecisione della volontà e soprattutto l'anima poetica, infiammata dell'amore della terra russa.
È una storia molto semplice: Lavretzky, che ha fatto un matrimonio disgraziato, torna dopo molti anni al suo borgo natale, e vi ritrova gli amici e i parenti che ha lasciato e quasi dimenticato.
Tra questi spicca Lisa, la dolce fanciulla dal cuore semplice e buono, che unisce alla naturale dirittura e purezza dell'adolescenza un animo pensoso ed intriso di misticismo.
Lavretzky se ne innamora, ma invano..., la moglie che egli credeva morta, ritorna improvvisamente, e Lisa, che pure sente per questo suo lontano parente qualcosa di più che un affetto convenzionale e ne è profondamente turbata, presa da una crisi di misticismo, si ritira in un convento.
Le ultime pagine del romanzo raccontano di un nuovo ritorno di Lavretzky alla casa della sua infanzia: ma quale tristezza! tutti coloro che egli amava sono morti, e il loro posto è stato preso da una nuova generazione con cui egli sente di non avere nulla in comune.
Egli erra muto per i luoghi che avevano visto nascere le sue speranze di una nuova felicità e che gli rimandano ora solo la cupa realtà della sua solitudine nel declinare della vita.
Alcune delle caratteristiche più salienti dell'anima russa, una grande ricchezza sentimentale, una profonda malinconia, cupa e pure dolce ad un tempo, che sembra sgorgare dagli orizzonti infiniti della steppa, una naturale bontà un po' pettegola ma infinitamente indulgente, trovano in questo libro la loro completa illustrazione, ma soprattutto vi trionfa l'arte di narratore del Turgenev, che ha saputo dare alla scialba avventura di Lavretzky la vasta risonanza che conferisce agli eventi umani la grande poesia.
Lisa, con la madre e le sorelle, si è recata nella proprietà di campagna di Lavretzky per una partita di pesca.
Tra i due, é il momento dell'idillio: l'uomo, ormai maturo ed indurito dalle esperienze dolorose, sente disciogliersi a contatto con la fresca purezza della fanciulla la scorza di prevenzioni di cui ha voluto circondare l'animo suo e lentamente si abbandona, quasi senza volerlo, al dolce incanto dell'amore nascente.
Turgenev nacque nel 1818, nelle vicinanze di Orel.
Apparteneva ad una nobile famiglia di ricchi proprietari terrieri..., ebbe quindi un'educazione accurata, che completò con un soggiorno a Berlino.
La profonda diversità delle condizioni di esistenza e di pensiero tra il suo paese e gli altri, dell'Europa occidentale, che aveva potuto conoscere, gli insinuarono nell'animo un certo disagio di fronte alla prospettiva di una vita e di una carriera in Russia..., fu per qualche tempo funzionario governativo ma, dopo aver conosciuto il successo in letteratura grazie alla pubblicazione di alcune novelle che doveva poi aumentare e raccogliere sotto il titolo di "Memorie di un cacciatore", abbandonò la Russia per l'occidente.
Visse a lungo in Germania, ma visitò anche gli altri paesi europei e si stabilì definitivamente a Parigi, dove morì nel 1878, logorato da un male terribile e sconvolto anche, nel suo equilibrio mentale.
Ivan Turgenev, che aveva subito profondamente l'influenza della cultura occidentale, non fu tuttavia nelle sue opere un riformatore (la Russia di quel tempo viveva in condizioni di grande arretratezza...., i contadini, ad esempio, vi erano ancora schiavi dei loro proprietari)..., egli eccelle invece nel darci una rappresentazione sincera e spesso divertita dei suoi compatrioti, scelti naturalmente tra coloro che la sua posizione di proprietario terriero e di grande cacciatore gli aveva maggiormente fatto conoscere.
D'altro canto egli ci ha dato una descrizione obbiettiva delle condizioni spirituali degli uomini della sua classe, come lui colti ed illuminati, coscienti della necessità di cambiare lo stato di cose di cui il paese soffriva, ma incapaci di agire, in concreto, per trasformare il loro mondo, e solo occupati, quindi, a vivere pigramente e riccamente, assorbiti dallo studio morboso delle loro sensazioni e dei loro sentimenti.
Ma vi è nella descrizione di Turgenev tanta dolce tristezza, tanta indulgenza umana, tanto convinto piacere, che egli si fa facilmente perdonare l'egoismo un po' stretto del suo mondo morale e la relativa limitatezza delle sue idee.
Pessimista quanto al destino dell'uomo, approfitta delle sue idee per esalare attraverso i suoi scritti quella speciale malinconia che sembra istillata nel cuore russo dalla stessa vastità della steppa, ed è qua e là sottilmente venata di grandissima poesia.
PADRI E FIGLI - Ivan Turgenev
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