
LETTERA AL PADRE
Franz Kafka
Editore Feltrinelli
Anno 1999
Genere - Narrativa straniera
Franz Kafka (1883 - 1924) scrisse nel 1919 questa "Lettera al padre".
È una testimonianza drammatica delle terribili condizioni psicologiche in cui si svolse l'esistenza di quest'uomo, che inutilmente si sforzò di affermare la propria individualità, schiacciata dalla presenza di un padre autoritario e incomprensivo.
Kafka ripercorre qui le tappe dei suoi rapporti col genitore, e rileva amaramente quanto essi siano stati carenti sul piano affettivo. Suo padre era una persona di scarsa cultura: un commerciante che si era costruito una discreta fortuna al prezzo di dure fatiche, e che non sapeva certo apprezzare le tendenze artistiche del figlio. Ma il peggio è che egli non sapeva apprezzare quasi nulla nel suo prossimo: in tutti vedeva difetti, pigrizia, mollezza di carattere.
Si può quindi facilmente capire quanto dovessero soffrirne i rapporti coi figli.
Come tutte le persone deboli e incapaci di reagire, Kafka conserva meticolosamente nella propria memoria il ricordo degli scontri avuti col padre. E ad un certo punto sente il bisogno di vuotare il sacco, mettendo sulla carta tutto quanto.
Egli si rivolge allora al padre tiranno, rinfacciandogli l'intolleranza, l'autoritarismo, la severità eccessiva, e rammentandogli che proprio questo suo atteggiamento insofferente ha acuito il senso di insicurezza da cui si sentiva tormentato.
Particolarmente sofferto è il punto in cui Kafka rifà la storia dei propri tentativi di matrimonio, sul cui fallimento il padre ha tanto pesantemente influito.
Il messaggio contenuto in questa lettera è, nella sostanza, molto duro: è un'autentica invettiva. Ma bisogna dire che Kafka compie anche su se stesso un grande sforzo di obiettività, obbligandosi alla sincerità anche sugli argomenti più imbarazzanti.
Egli non teme di ammettere le proprie colpe (per esempio, riconosce che il fallimento dei propri fidanzamenti è stato anche dovuto al proprio comportamento), e soprattutto si astiene dall'usare espressioni apertamente irriguardose.
Il tono della lettera è anzi molto pacato, e presenta quelle tipiche caratteristiche di chiarezza e di lucidità che sono rintracciabili anche nella produzione letteraria di questo scrittore..., qui, poi, si sente ovunque rimpianto ed amarezza, e desiderio di riconciliazione.
Ma questo non fa che accentuare la drammaticità dello scritto.
È chiaro che Kafka ha provato fin dall'inizio un grande senso di ammirazione per la figura di suo padre, e non teme di confessarlo.
La sua incapacità di reazione nei confronti del genitore indica quindi che egli non è mai riuscito a rendersi veramente indipendente da lui, cioè a superare la propria sudditanza psicologica. Tant'è vero che questa lettera, pur così lunga e così dettagliata, non fu mai spedita. Kafka non ebbe mai il coraggio di dare a suo padre un simile shock, e forse non desiderava neppure di farlo. Essa rappresenta più che altro uno sfogo personale, nato dall'esigenza di far luce dentro di sé, mettendo in chiaro le ragioni della propria infelicità. Pertanto, anche se esteriormente questo scritto manifesta tutte le caratteristiche di una normale lettera (tranne la sua non comune lunghezza), si deve ammettere che il padre, qui, non è che un finto interlocutore.
Kafka ha scelto la forma di comunicazione più diretta ed immediata, che consiste nel rivolgersi apertamente a qualcuno, soltanto per mascherare meglio a se stesso la propria reale, e dolorosissima, incapacità di dialogare col padre.
Non è sempre vero, allora, che la lettera è una forma di incontro tra due persone, un modo per sentirsi più vicini..., essa può anche diventare un espediente per evitare un incontro temuto, o non desiderato.
Anzi, in generale, quando due individui che potrebbero benissimo parlarsi a voce preferiscono comunicare per iscritto, lo fanno proprio per evitare di trovarsi faccia a faccia (a meno che non sussistano motivi speciali..., come accade, ad esempio, nei casi in cui ci si vuole impegnare ufficialmente a rispettare un patto, e si vuole lasciare all'altro un attestato della propria buona fede).
Viste sotto quest'angolatura, le parole di Kafka, pur così amaramente intrise di affetto e di un disperato desiderio di farsi comprendere, mi appaiono come un angoscioso esempio di incomunicabilità tra due esseri appartenenti ad una stessa famiglia.
Kafka ripercorre qui le tappe dei suoi rapporti col genitore, e rileva amaramente quanto essi siano stati carenti sul piano affettivo. Suo padre era una persona di scarsa cultura: un commerciante che si era costruito una discreta fortuna al prezzo di dure fatiche, e che non sapeva certo apprezzare le tendenze artistiche del figlio. Ma il peggio è che egli non sapeva apprezzare quasi nulla nel suo prossimo: in tutti vedeva difetti, pigrizia, mollezza di carattere.
Si può quindi facilmente capire quanto dovessero soffrirne i rapporti coi figli.
Come tutte le persone deboli e incapaci di reagire, Kafka conserva meticolosamente nella propria memoria il ricordo degli scontri avuti col padre. E ad un certo punto sente il bisogno di vuotare il sacco, mettendo sulla carta tutto quanto.
Egli si rivolge allora al padre tiranno, rinfacciandogli l'intolleranza, l'autoritarismo, la severità eccessiva, e rammentandogli che proprio questo suo atteggiamento insofferente ha acuito il senso di insicurezza da cui si sentiva tormentato.
Particolarmente sofferto è il punto in cui Kafka rifà la storia dei propri tentativi di matrimonio, sul cui fallimento il padre ha tanto pesantemente influito.
Il messaggio contenuto in questa lettera è, nella sostanza, molto duro: è un'autentica invettiva. Ma bisogna dire che Kafka compie anche su se stesso un grande sforzo di obiettività, obbligandosi alla sincerità anche sugli argomenti più imbarazzanti.
Egli non teme di ammettere le proprie colpe (per esempio, riconosce che il fallimento dei propri fidanzamenti è stato anche dovuto al proprio comportamento), e soprattutto si astiene dall'usare espressioni apertamente irriguardose.
Il tono della lettera è anzi molto pacato, e presenta quelle tipiche caratteristiche di chiarezza e di lucidità che sono rintracciabili anche nella produzione letteraria di questo scrittore..., qui, poi, si sente ovunque rimpianto ed amarezza, e desiderio di riconciliazione.
Ma questo non fa che accentuare la drammaticità dello scritto.
È chiaro che Kafka ha provato fin dall'inizio un grande senso di ammirazione per la figura di suo padre, e non teme di confessarlo.
La sua incapacità di reazione nei confronti del genitore indica quindi che egli non è mai riuscito a rendersi veramente indipendente da lui, cioè a superare la propria sudditanza psicologica. Tant'è vero che questa lettera, pur così lunga e così dettagliata, non fu mai spedita. Kafka non ebbe mai il coraggio di dare a suo padre un simile shock, e forse non desiderava neppure di farlo. Essa rappresenta più che altro uno sfogo personale, nato dall'esigenza di far luce dentro di sé, mettendo in chiaro le ragioni della propria infelicità. Pertanto, anche se esteriormente questo scritto manifesta tutte le caratteristiche di una normale lettera (tranne la sua non comune lunghezza), si deve ammettere che il padre, qui, non è che un finto interlocutore.
Kafka ha scelto la forma di comunicazione più diretta ed immediata, che consiste nel rivolgersi apertamente a qualcuno, soltanto per mascherare meglio a se stesso la propria reale, e dolorosissima, incapacità di dialogare col padre.
Non è sempre vero, allora, che la lettera è una forma di incontro tra due persone, un modo per sentirsi più vicini..., essa può anche diventare un espediente per evitare un incontro temuto, o non desiderato.
Anzi, in generale, quando due individui che potrebbero benissimo parlarsi a voce preferiscono comunicare per iscritto, lo fanno proprio per evitare di trovarsi faccia a faccia (a meno che non sussistano motivi speciali..., come accade, ad esempio, nei casi in cui ci si vuole impegnare ufficialmente a rispettare un patto, e si vuole lasciare all'altro un attestato della propria buona fede).
Viste sotto quest'angolatura, le parole di Kafka, pur così amaramente intrise di affetto e di un disperato desiderio di farsi comprendere, mi appaiono come un angoscioso esempio di incomunicabilità tra due esseri appartenenti ad una stessa famiglia.
^ * ^ * ^ * ^ * ^ * ^ * ^ * ^ * ^ * ^ * ^ * ^ * ^ * ^ * ^ * ^ * ^ * ^
Mio caro papà,
non è molto che mi hai chiesto perché asserisco di aver paura di Te....
non è molto che mi hai chiesto perché asserisco di aver paura di Te....
* * *
In tutta la lettera Kafka usa la maiuscola per indicare il padre. E' un segno tangibile di rispetto, ma anche della distanza affettiva che lo separa da lui.
^ * ^ * ^ * ^ * ^ * ^ * ^ * ^ * ^ * ^ * ^ * ^ * ^ * ^ * ^ * ^ * ^ * ^
____________________________________________________